Chiesa di S. Maria del Sepolcro

La Chiesa di Santa Maria del Sepolcro affonda le proprie origini presumibilmente all'epoca della Terza Crociata (1190/1191) e venne fatta costruire con tutta probabilità dal potente ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, meglio noti come Templari.

E' probabile che alcuni membri dell'Ordine, originari di Potenza, al ritorno in patria, intrapresero la costruzione dell'edificio sacro, all'incrocio tra la via Herculia con quella che seguiva il Basento fino allo Jonio. 

Nel periodo successivo, in seguito all'ampliamento dell'insediamento circostante, la chiesa divenne probabilmente sede parrocchiale, fino all'ondata epidemica di peste che a più riprese decimò la popolazione nel primo trentennio del XV secolo e lasciò in uno stato di abbandono l'intero territorio. 

Quando Alfonso d'Aragona assegnò il feudo di Potenza ai De Guevara questi affidarono la Chiesa all'Ordine Francescano, che se ne occupò fino alla fine del XIX secolo, quando le congregazioni, a seguito dell'unità d'Italia, furono soppresse. L'ordine francescano ne rientrò in possesso nel 1938 e tuttora vi risiede.

La denominazione relativa al S. Sepolcro associata dapprima all'Ordine dei Templari si collega quindi anche alla profonda devozione dei frati verso i Luoghi Santi. 

Nel 1647 il vescovo Claverio riportò a Potenza da Roma una reliquia del sangue di Cristo, da allora conservata in Santa Maria del Sepolcro, all'interno di un monumentale altare barocco, risalente al 1656, per il quale fu creato successivamente uno splendido reliquiario a guglie, di gusto gotico, in argento, che è ancora in uso.

La facciata esterna della chiesa è romanica, con un portico anteriore a tre arcate, attraverso il quale si giunge ad un portale in pietra calcarea che incornicia il portone di legno, decorato a motivi floreali di pregiata fattura, risalente ai primi del '500.

La chiesa ha un impianto ad aula, terminante in un abside, e presenta una navata laterale sinistra, aggiunta  nel secolo XVII, a seguito degli interventi fatti realizzare dal vescovo Claverio, tra i quali spicca la costruzione del soffitto in legno policromo e dorato.



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