Palazzo Bentivoglio

Il palazzo della famiglia gentilizia bolognese Bentivoglio venne costruito, per volontà di Sante Bentivoglio, in strada San Donato (oggi via Zamboni) a partire dal 1460 e fu successivamente portato a termine da Giovanni II. L'edificio venne distrutto dalla furia popolare nella primavera del 1507. A deciderne la distruzione furono i nemici dei Bentivoglio. Del resto, anche Giulio II era convinto che bisognasse radere al suolo la dimora stessa dei tiranni, se si voleva evitare il loro ritorno. Con la cacciata della famiglia dalla città felsinea, il Senato stabilì che qualsiasi stemma o segno della passata dominazione venisse cancellato.

La distruzione del palazzo di strada San Donato fu però una grave perdita per la storia dell'arte italiana. Cronisti contemporanei e studiosi più recenti hanno cercato di ricostruire, sulla base di descrizioni spesso entusiastiche, l'aspetto della domus magna.

La facciata principale che dava su strada San Donato misurava 30 metri, mentre i fianchi superavano i 140 metri di lunghezza. Al pianterreno erano situati gli appartamenti degli uomini di casa Bentivoglio, mentre al piano superiore si trovava l'appartamento di Giovanni, riccamente affrescato, e quello ugualmente sfarzoso di Ginevra e delle altre donne di casa. Ma il palazzo ospitava anche guardie e armigeri, senza contare naturalmente le camere per gli ospiti, i magazzini e i depositi di armi.



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