GAM - Galleria d'Arte Moderna

Se volessimo riassumere la storia della Galleria d’Arte Moderna di Milano, potremmo farlo per tre grandi tappe.
La prima incorre nel 1921, anno dell’inaugurazione all’interno della neoclassica villa Belgiojoso, costruita tra il 1790 e il 1796 da Leopoldo Pollack, ideatore anche dell’annesso giardino all’inglese, uno dei rari siti verdi della città accessibile anche ai visitatori del Museo.

Al momento dell’apertura la villa già possiede ed espone una ricca collezione di opere – prima conservata nelle sale della Rocchetta, al Castello Sforzesco – formatasi grazie ad alcuni importanti lasciti e a un consistente deposito effettuato dall’Accademia di Brera nel 1902.

La seconda tappa risale alla metà degli anni cinquanta, quando la villa, colpita dal bombardamento aereo del 1943, subisce dei danni all’ala destra e la distruzione completa delle Scuderie.
Ma, come una fenice, essa dal 1955 risorge letteralmente dalle ceneri del conflitto bellico grazie all’intervento dell’architetto Ignazio Gardella che si occupa della progettazione di uno spazio dedicato all’esibizione della collezione del Novecento – incontenibile negli spazi della Galleria –, il futuro Padiglione d’Arte Contemporanea, e dell’allestimento, nelle sale della GAM, della Collezione Grassi.

Oltrepassando poi “i secoli bui”, dalla fine degli anni settanta fino ai novanta, periodo in cui gli spazi del museo sono adibiti a luogo di rappresentanza e sede di matrimoni civili, approdiamo infine all’ultima e più recente fase, che ha inizio nel 2006, anno in cui, a seguito dei lavori di ristrutturazione architettonica, la villa riapre al pubblico con una nuova e più specifica identità.

Pur mantenendo il suo portato di Museo Civico, che permette ai fruitori di accedervi senza alcun costo d’ingresso, essa però si libera del patronimico “villa Belgiojoso Bonaparte” (adottato dal 2003 al 2006), che estrinseca solo una parte della sua essenza – quella architettonica e storica, ma non artistica –, e ridiviene Galleria d’Arte Moderna.
Definizione, questa di “Moderna”, che intende da una parte definire cronologicamente il patrimonio di sua competenza, dal Neoclassicismo, passando attraverso l’Ottocento e giungendo al primo Novecento, dall’altra conferire rilievo al contenuto “collezione” piuttosto che al contenente “villa”, senza però scorporare il primo termine dal secondo.
Coerentemente a queste intenzioni, il percorso espositivo segue una scansione temporale “in crescendo”, che talora tende a mantenere un criterio di allestimento storico: al piano terra il ’700 con le sculture di Canova, Benzoni, Pompeo Marchesi e i cartoni di Appiani, e al primo piano l’800 con Hayez, gli Scapigliati, Medardo Rosso, Giuseppe Grandi, Pellizza da Volpedo, Segantini e Previati, solo per citarne alcuni.
Inoltre, parte integrante del patrimonio museale sono tre ulteriori nuclei: la collezione Vismara, il Museo Marino Marini e la collezione Grassi.
La prima, donata nel 1975 e sita a pian terreno, si spinge temporalmente sino alla prima metà del ’900 (Auguste Renoir, Pablo Picasso, Arturo Tosi, Massimo Campigli...); il secondo è riflesso pressocché completo del percorso dell’artista milanese e la terza è una donazione effettuata da Carlo Grassi a favore del Comune di Milano nel 1956: allestita al secondo piano della villa, comprende opere antiche, ma soprattutto dell’Ottocento italiano e francese e alcuni significativi saggi di Balla e Boccioni al limitare tra Divisionismo e Futurismo.
Tutto ciò contribuisce quindi a confermare e a incrementare la realtà della GAM, realtà che si potrebbe definire “satellitare”, in quanto museo capofila della Rete dell’Ottocento Lombardo, progetto sviluppato e presentato ufficialmente lo scorso dicembre cui aderiscono quindici istituzioni – dal punto di vista cronologico, tematico e artistico – per molti versi affini.
La finalità di tale iniziativa, che si muove attivamente organizzando convegni e giornate di studio, è portare al confronto tra le parti, mettere in evidenza tematiche di comune interesse (di carattere critico, ma anche conservativo), promuovere la realtà di un secolo tornato alla ribalta solo da qualche decennio e creare una serie di interrelazioni, invisibili ma esistenti, che si diramano nel territorio lombardo.

Ingresso gratuito; orari: lunedì chiuso; dal martedì alla domenica: 9-13; 14-17.30.
Tel. 02 76340809; fax 02 77809761.
GAM: www.gam-milano.com; Rete dell’Ottocento Lombardo: www.rete800lombardo.it.

Giorni di apertura delle prossime festività: aperto il giorno di Pasqua, 12 aprile, secondo gli orari sopraindicati; chiuso lunedì 13 aprile.
Aperto il giorno 25 aprile, chiuso il primo maggio.

Come arrivare:
Mezzi pubblici
MM1 Palestro
MM3 Turati
Bus 94-61-54

In treno
STAZIONE CENTRALE
MM 3 direzione S.Donato – fermata TURATI – Percorrere via Turati fino a Piazza Cavour, svoltare a sinistra in via Palestro
MM 2 direzione Cologno-Gessate fino a LORETO - MM 1 direzione Bisceglie – fermata PALESTRO – uscita via Palestro.
A piedi: usciti dalla stazione percorrere via Pisani fino a Piazza Della Repubblica. Svoltare a sinistra lungo i Bastioni di Porta Venezia, costeggiare il parco in via Manin. Raggiunta Piazza Cavour svoltare a sinistra in via Palestro.

STAZIONE LAMBRATE
MM 2 direzione Famagosta fino a LORETO - MM 1 direzione Bisceglie - fermata PALESTRO – uscita via Palestro.

A piedi dal Duomo
Costeggiare il Duomo percorrendo Corso V.Emanuele II fino a Piazza S.Babila. Proseguire per corso Venezia. Svoltare a sinistra in Via Palestro.



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