Museo Archeologico Nazionale della Basilicata 'Dinu Adamesteanu'

Il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata consente, per la prima volta, di poter esporre nella restaurata sede di Palazzo Loffredo i risultati delle importanti ricerche condotte negli ultimi anni nella Basilicata centrosettentrionale e, al tempo stesso, costituisce una vetrina della complessa realtà archeologica di una regione che è stata luogo privilegiato dell'incontro tra genti di stirpe e di cultura diversa, al centro del Mediterraneo.

L'importanza della ricerca archeologica in Basilicata e la varietà delle diverse situazioni sono ben esemplificate dal sistema dei Musei Archeologici Nazionali sul territorio che si è andato formando in questi ultimi anni. Il sistema comprende i musei di Matera, Metaponto e Policoro (in provincia di Matera), dedicati rispettivamente alla preistoria del territorio murgiano e alle colonie greche di Metaponto e Siris-Herakleia, e i musei di Melfi, Venosa, Grumento e Muro Lucano (in provincia di Potenza), dedicati alle genti daunie e nord-lucane del Melfese, alle città romane di Venusia e Grumentum e alle ville romane del territorio potentino.

Ubicato nella prestigiosa sede di Palazzo Loffredo, residenza nobiliare ceduta in comodato dal Comune di Potenza alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata è dedicato a Dinu Adamesteanu, figura di studioso di assoluto rilievo internazionale, oltre che "fondatore" dell'archeologia lucana.

 

IL PERCORSO MUSEALE
Il Museo è articolato su due piani secondo un criterio cronologico e territoriale che offre al visitatore un quadro generale sull'archeologia dell'intera regione ed un approfondimento sugli eccezionali ritrovamenti del territorio di Potenza, per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano.

La precolonizzazione
Lo spaccato sulle popolazioni della Basilicata antica si apre con i ritrovamenti della prima età del Ferro provenienti dall'Incoronata- San Teodoro (Pisticci) e da Santa Maria d'Anglona, quando tra il IX e l'VIII secolo a.C., popolazioni indigene (Chones-Enotri) occupano le fertili pianure della costa ionica della Basilicata. Di particolare rilievo, sono i complessi ornamenti in bronzo e in oro e spade con fodero in bronzo decorato con sottili incisioni.

Le colonie greche
Nel corso del VII secolo ha luogo sulla costa ionica la fondazione di colonie greche. Della colonia greca di Metaponto, fondata nel 640 tra le foci dei fiumi Bradano e Basento e di cui è visitabile in loco il museo con il relativo parco archeologico, è esposto a Potenza, per la prima volta al pubblico, un raffinato copricapo cilindrico (polos) appartenuto a una aristocratica sacerdotessa, straordinaria opera di oreficeria tarantina. Importanti ritrovamenti archeologici provengono da Siris, fondata da popolazioni greche scacciate da Colofone nella prima metà del VII secolo a.C., alla quale succede, nel 433, la fondazione storica della città di Herakleia (nella odierna Policoro sono visitabili il Museo Archeologico Nazionale della Siritide e l'area archeologica).

L'Enotria
L'Enotria, la terra del vino (dal greco oinos, vino), è quella parte della Basilicata che comprende le aree interne delle valli dei fiumi Agri e Sinni, occupate da genti di stirpe enotria a partire dal IX-VIII secolo a.C.. La maggior parte delle informazioni sugli Enotri proviene dallo scavo delle necropoli, caratterizzate da sepolture a fossa con il defunto deposto in posizione supina, come testimoniato dai rinvenimenti di Aliano, Chiaromonte e Guardia Perticara. Complesse parures con ornamenti in ambra e in metalli anche preziosi, appartenenti alle donne di rango elevato, testimoniano rapporti commerciali con il Mediterraneo orientale e con le regioni del Mar Baltico. Nel corso del VI secolo a.C. le relazioni con Greci ed Etruschi favoriscono un notevole sviluppo culturale di questi territori e l'acquisizione di usanze straniere da parte dell'elites locali, quali il banchetto funebre, l'adozione di armature di tipo greco e di culti di origine ellenica. Ceramiche greche a figure nere e a figure rosse, oltre a ceramiche enotrie dalla decorazione geometrica particolarmente esuberante, caratterizzano i corredi funerari relativi a questa fase storica.

Il Materano
Tra il IX e l'VIII secolo a.C. genti di stirpe apula, occupano le colline, particolarmente adatte all'agricoltura e alla pastorizia, che controllano la media valle dei fiumi Bradano e Basento (in provincia di Matera), importanti vie di comunicazione tra la costa ionica e la valle dell'Ofanto, e stabiliscono rapporti culturali e di scambio con i Greci. Tra la fine del V e la prima metà del IV secolo a.C. la parte settentrionale del territorio materano viene occupata dai Lucani con una fitta rete di centri fortificati. Nei centri del basso Materano rimangono ancora insediate le aristocrazie apule, il cui elevato tenore di vita è testimoniato dai ricchi corredi funerari.

I Peuketiantes
Le aree interne montuose della Basilicata settentrionale sono abitate da popolazioni affini a quelle apule, i Peuketiantes, genti ricordate dallo storico Ecateo di Mileto, che seppelliscono i defunti in posizione fetale. Al VI secolo a.C. si data uno dei ritrovamenti più eccezionali qui esposti, avvenuto a Baragiano (Potenza): un nucleo di sepolture riferite ai componenti del gruppo familiare che esercita il controllo politico ed economico su tutta la comunità. Una di queste tombe ha restituito parti di un'armatura greca, la bardatura da parata di due cavalli e un servizio di vasi attici a figure nere, unico nel mondo indigeno della Basilicata. A Serra di Vaglio è stato rinvenuto l'abitato antico, in posizione strategica su un'altura vicina a Potenza (oggi parco archeologico). Nel IV secolo a.C., con l'arrivo dei Lucani, l'insediamento viene difeso da una poderosa fortificazione, mentre nel III secolo a.C. viene distrutto da un violento incendio. Le indagini condotte sul terrazzo di Braida di Vaglio hanno portato alla luce ricchi corredi (fine VI-metà V secolo a.C.), esposti nel Museo, che fanno pensare alla sepolture dei basileis (re) Peuketiantes. Servizi di vasi in bronzo di produzione greca ed etrusco-campana, unitamente allo strumentario da banchetto e a ceramiche da mensa d'importazione greca, rimandano ai pasti comuni celebrati tra membri della stessa élite alla maniera degli aristocratici greci. Dalle tombe provengono anche armi da offesa e armature, oltre a pettorali e maschere per i cavalli, tra i quali la maschera di cavallo(prometopidion) in bronzo scelta come simbolo del Museo. I gioielli più preziosi di Vaglio sono stati rinvenuti nella sepoltura di una bambina, quasi a compensarla di una vita interrotta troppo precocemente.

I lucani
Verso la fine del V secolo a.C. grandi trasformazioni segnano i territori dell'Italia meridionale. Gruppi di stirpe oscosannita provenienti dall'area centro-italica, i Lucani, si trasferiscono dalle montagne alle pianure costiere e occupano le città greche di Poseidonia e di Cuma (nell'odierna Campania). Muovendosi dal Tirreno si organizzano e, lentamente con ondate successive, prendono il controllo della parte interna della Basilicata: nasce così, nel corso del IV secolo a.C., quella che le fonti antiche denominano "grande Lucania", divisa dopo il 356 a.C. in Lucania e Bruttium. In costante conflitto con le colonie greche, i Lucani organizzano il proprio territorio con un sistema basato su insediamenti fortificati di altura e su una fitta rete di fattorie lungo le vallate fluviali. Nel Museo è ricostruito l'ambiente del santuario di Rossano di Vaglio, vero e proprio santuario federale frequentato da tutte le genti lucane a partire dal IV secolo a.C., collocato in prossimità di una sorgente e intitolato alla dea Mefite. Lamine sbalzate e frammenti di statue in bronzo, gioielli in oro e argento che ornavano la statua della dea, statuette in terracotta costituiscono gli ex-voto più preziosi, esposti nel Museo con un allestimento particolarmente suggestivo.

I romani
Alla fine del IV secolo a.C. i Romani conquistano gran parte della Lucania. Le fondazioni della colonia latina di Venusia (Venosa) e del centro di Grumentum sanciscono il controllo militare e politico di Roma su questi territori (in loco sono visitabili museo e area archeologica). Nella nuova organizzazione del territorio e sino al III-IV secolo d.C. le ville, residenze dei senatori e dei ricchi proprietari terrieri, acquistano un particolare rilievo. A titolo esemplificativo, è stato ricostruito nel Museo un ninfeo con pavimento a mosaico, da Cugno dei Vagni (Nova Siri).

Come arrivare:
Centro storico. Scale mobili - mezzi pubblici



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