Stadio Olimpico

Nella sua prima forma lo stadio (all'epoca chiamato Stadio dei Cipressi) fu progettato e costruito nell'ambito del più ampio progetto della Città dello Sport chiamata Foro Mussolini (rinominata Foro Italico dopo la guerra).
I lavori iniziarono nel 1927, su progetto dell'architetto Enrico Del Debbio; venne inaugurato nel 1932, parzialmente, sino al primo anello. Non era prevista la realizzazione di opere murarie, ma solo la sistemazione del gigantesco invaso e delle tribune costituite da terrazze erbose a somiglianza di piazza di Siena. Nel 1932, Enrico Del Debbio progettò tre diversi stadi, chiamati dei Centomila, che tuttavia non trovarono attuazione. Rimangono le tavole che illustrano i progetti nei quali lo stadio era addossato da un lato alla collina di Monte Mario (ove erano ricavate le gradinate), dall'altro scendeva verso la parte pianeggiante del Foro.
I lavori vennero ripresi nel 1937 a opera degli ingegneri Frisa e Pintonello. L'impianto ospitò manifestazioni ginnico-sportive, ma i lavori si interruppero nel 1940 a causa dello scoppio del secondo conflitto bellico.
1953: lo stadio dei Centomila[modifica | modifica sorgente]
A dicembre del 1950 si riaprì nuovamente il cantiere per il completamento dello stadio. Il progetto fu affidato all'ingegnere Carlo Roccatelli, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che si avvalse dei consigli dell'architetto Cesare Valle anch'egli membro dell'alto consesso ministeriale.
In un primo momento, si pensò di costruire una struttura più complessa di quella effettivamente realizzata, ma la scarsità di fondi e le caratteristiche ambientali della zona indussero a una versione meno ambiziosa. Alla morte di Roccatelli nel 1951, la direzione dei lavori fu affidata all'architetto Annibale Vitellozzi. Si raggiunse così la capienza di circa 100 000 persone (da cui la denominazione Stadio dei Centomila, con la quale l'impianto fu chiamato prima del 1960), in vista dei XVII Giochi olimpici.

La struttura venne inaugurata il 17 maggio 1953 con la partita di calcio Italia-Ungheria e l'arrivo della tappa Napoli-Roma del Giro d'Italia.
1960: lo stadio Olimpico[modifica | modifica sorgente]
Durante i Giochi olimpici estivi del 1960 lo stadio fu la sede delle cerimonie di apertura e di chiusura, e delle competizioni di atletica leggera. Furono eliminati i posti in piedi, con il risultato di portare la capienza effettiva a 65 000 spettatori.
Il 18 gennaio del 1981 durante la gara di campionato Roma-Juventus, valida per la stagione 1980-1981 lo Stadio Olimpico di Roma fece registrare il maggior numero di spettatori paganti, pari a 79.414.[3]
In seguito ospitò varie edizioni dei campionati italiani di atletica leggera, i Mondiali di atletica leggera del 1987 e tuttora ospita annualmente il meeting del Golden Gala.

La principale caratteristica dell'Olimpico fu la sua sorprendentemente bassa elevazione da terra[4], a dispetto della sua rilevante capienza, così come erano stati previsti gli stadi da Enrico Del Debbio nel suo progetto del Piano regolatore del Foro Italico. Questo risultato fu ottenuto grazie alla parziale sottoelevazione del terreno di gioco, sfruttando inoltre la forma naturale a conca del terreno attorno ad esso. Grazie a questi accorgimenti l'impianto si integrava perfettamente con l'ambiente circostante, offrendo un impatto visivo gradevole e contenuto. I seggiolini furono inizialmente costruiti in legno, sostituiti in seguito da altri in pietra di colore verde chiaro.
Non era presente una copertura delle gradinate, ad eccezione di una piccola struttura (aggiunta in seguito) che, oltre a coprire una piccola parte della Tribuna Monte Mario, ospitava i giornalisti per le Radiocronache e le sale stampa. L'unica critica mossa negli anni allo stadio fu l'eccessiva lontananza delle curve dal campo di gioco, che penalizzava notevolmente la visione delle partite di calcio, dovuta alla presenza della pista di atletica e alla necessità di ricalcare il perimetro della struttura preesistente.

In vista dei Mondiali di calcio di Italia '90, dei quali l'Olimpico era lo stadio principale, furono previsti radicali interventi di ristrutturazione. A causa dei lavori, durante il campionato 1989-90 le squadre capitoline della Lazio e della Roma giocarono le loro gare interne allo Stadio Flaminio. I lavori furono affidati a un'imponente squadra di progettisti, fra cui lo stesso progettista originario Annibale Vitellozzi, l'arch. Maurizio Clerici, l'ing. Paolo Teresi e l'ing. Antonio Michetti (strutture). Dal 1987 al 1990 il piano di intervento subì numerose modifiche, con la conseguente lievitazione dei costi. In definitiva, l'impianto fu quasi interamente demolito e ricostruito in cemento armato, ad eccezione della Tribuna Tevere ampliata con l'aggiunta di ulteriori gradinate; le curve furono avvicinate al campo di nove metri. Tutti i settori dello stadio furono integralmente coperti con una copertura in tensostruttura bianca progettata dallo studio Zucker dopo che un ricorso al T.A.R. del Lazio aveva fatto bocciare la copertura prevista in origine. Furono installati seggiolini senza schienale in plastica azzurra. Due maxischermi, costruiti nel 1987 per i Mondiali di atletica, furono montati all'interno delle curve.
Al termine dei lavori la nuova versione dell'Olimpico superò gli 82.922 posti, e fu così il 14º stadio al mondo per numero di posti tra gli stadi usati per il calcio, il 29º fra tutti gli stadi ed il secondo in Italia, di poco dietro allo stadio Meazza di Milano. I lavori di ristrutturazione, pur con il risultato di un impianto indubbiamente imponente e affascinante, non tennero conto dell'impatto sull'ambiente circostante. L'innalzamento delle gradinate e la realizzazione della copertura stravolsero completamente i principi secondo i quali il precedente stadio era stato pensato e costruito.
L'Olimpico ospitò le prime 5 partite dell'Italia nel Mondiale e la finale tra Germania Ovest e Argentina, che consacrò i tedeschi campioni del Mondo.
Con la stessa conformazione, il 22 maggio 1996 lo Stadio Olimpico ospitò la finale di Champions League tra Juventus e Ajax, che vide prevalere i bianconeri ai calci di rigore.

Nel 2007 è stato avviato un vasto piano di restyling riguardante l'interno dello stadio, per renderlo conforme alle norme UEFA, in vista della finale di Champions League che si è disputata il 27 maggio 2009. I lavori, conclusi nel 2008, hanno contemplato la messa a norma delle strutture - con miglioramenti per la sicurezza - l'adeguamento di spogliatoi e sala stampa, la sostituzione completa dei sedili, l'installazione di nuovi maxischermi digitali ad alta definizione, l'arretramento delle panchine, la parziale rimozione delle barriere in plexiglas tra gli spalti e il terreno di gioco, e una riduzione dei posti fino alla capienza attuale di 73 261 posti. Al fine di aumentare il comfort degli spettatori una parte dei lavori di ammodernamento dello stadio hanno riguardato l'aumento dei punti di ristoro e l'adeguamento dei servizi igienici.
Questi interventi hanno permesso allo Stadio Olimpico di rientrare nella categoria quattro (Elite) degli stadi europei.



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