San Giorgio Lucano

San Giorgio Lucano è uno degli ultimi centri sorti in seguito al processo di colonnizzazione agricola promossa dai Pignatelli, feudatari di Noia (l'odierna Noepoli). L’intenzione era anche di contrastare l’affluenza di immigrati albanesi, insediatisi nel territorio fin dal secolo precedente, in seguito all’occupazione musulmana della loro patria.

Il primo nucleo urbano nacque sulla sommità del colle attorno alla chiesa Parrocchiale. Dopo l'Unità, all'originario nome San Giorgio fu aggiunto il determinante "Lucano" per distinguerla da altri comuni italiani con lo stesso nome.

San Giorgio Lucano

Da visitare

La Chiesa Madre della seconda metà del XVII secolo.

La Cappella della Madonna delle Grazie del 1770. Custodisce una statua lignea di S. Giorgio.

La Madonna del Pantano. E' uno dei Beni culturali e naturali della Valle, per la devozione di cui è oggetto e per il suggestivo sito calanchivo e boscoso. Il Santuario - facente parte del territorio di San Giorgio Lucano - è costituito da una cappella del Seicento.

L'antichissimo culto mariano per la Madonna degli Angeli, molto sentito in tutta la Valle del Sarmento, ha origini leggendarie.

Il Lunedì di Pasqua la statua viene prelevata dal Santuario, e in processione è condotta in paese dove rimane fino alla prima domenica di maggio.

L'8 settembre, invece, la festa si svolge nel piazzale del santuario con grande partecipazione dei fedeli secondo un rituale molto suggestivo. Durante il pontificato di Leone I (450) le popolazioni del Sarmento, in seguito all'invasione dei Vandali il cui re Genserico aveva ordinato la distruzione dell'effigie mariana, decisero di nascondere il quadro in una grotta nei boschi della contrada Pantano. Dopo molti anni i Noiani la riportarono nella chiesa del paese, dalla quale però scomparve, nonostante che le porte fossero ben chiuse.

Fu ritrovata nell'originaria grotta del bosco, dove fu deciso di venerarla da quel momento in poi, anche perché furono impediti al nuovo trasferimento da un violento nubifragio che misteriosamente cessò quando riportarono il ritratto nella grotta.

In seguito alla furia iconoclasta dei decenni successivi, l'effigie e il luogo furono dimenticati. Fino a quando prodigiosamente comparve a un gruppo di boscaioli un vivido fascio di luce, che li condusse su all'eremo e alla scoperta della statua, dalla quale proveniva quella luce.

Fu deciso di costruirvi una cappella che, grazie ai sacrifici dei fedeli e al contributo della consorte del feudatario Pignatelli, fu ampliata e dotata di un campanile. Nel 1770 Papa Clemente XIV riconobbe la cappella come Santuario e assicurò le indulgenze a chi si fosse recato in pellegrinaggio. L'originario ritratto fu sostituito da una statua di legno.

L'artigianato locale

L'attività artigianale continua a conservare le sue tradizioni anche se pochi sono gli artigiani rimasti che operano solo su commissione. Si continua a lavorare il ferro (per realizzare utensili da lavoro), la pietra, il vimini, la terracotta. Molto presente è anche la lavorazione del legno intagliato. Si confezionano barili, botti, sedie impagliate.



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