Parco Nazionale del Pollino

Agli Achei delle antiche colonie joniche della Magna Grecia doveva apparire dalla costa un po’ come l’Olimpo della madrepatria, con quella sua mastodontica sagoma punto d’incontro fra cielo e terra, dimora degli dèi che popolavano quel loro affascinante mondo mitologico.

Pare, infatti, almeno secondo alcuni studiosi, che furono proprio gli Achei di Sibari a dare al Massiccio del Pollino il suo nome, da Mons Apollineum, Monte di Apollo, proprio perché elessero il gigante montuoso dimora di uno fra gli dèi più amati e per loro significativi, il figlio di Zeus appunto.

Ed è a sua volta dal Massiccio del Pollino, di cui fanno parte svariate vette sopra i duemila metri, che deriva il suo nome il Parco Nazionale del Pollino, il più esteso d’Italia con i suoi 192mila ettari, scrigno di incredibili bellezze naturalistiche e grandi contrasti paesaggistici che lo rendono uno dei più interessanti e straordinari del Belpaese. Istituito nel 1993, abbraccia due regioni, la Basilicata appunto e la Calabria, e tre province, Potenza, Matera e Cosenza, e si estende praticamente dal versante tirrenico, più lussureggiante e selvaggio intorno ai Monti dell’Orsomarso, a quello più brullo e dalle forme più maestose che via via si avvicina verso lo Ionio.

Una perla naturalistica incastonata nel cuore del Mediterraneo caratterizzata dalle vette più alte dell’intero arco appenninico meridionale, innevate per gran parte dell’anno. Fra queste sicuramente Serra Dolcedorme (2267 metri), il tetto assoluto del Parco, il Monte Pollino (2248), Serra del Prete (2181), Serra delle Ciavole (2127) e Serra di Crispo (2053), che insieme costituiscono le più alte quote del Massiccio del Pollino.

Parco Nazionale del Pollino

Ma fanno parte del Parco anche valli bellissime solcate da svariati corsi d’acqua, fra loro molto diverse, quali le valli del fiume Mercure, del Frido, del Sarmento, del Sinni, del Serrapotamo. E poi rari tesori geologici che si mostrano in affioramenti rocciosi, profonde faglie, come per esempio quella della parete meridionale di Timpa Falconara, gallerie e spaventose voragini che si insinuano per chilometri nelle viscere della Terra, come la Grotta di "Piezze ‘i trende", nei pressi di Rotonda, e l’Abisso di Bifurto, a Cerchiara di Calabria, un profondissimo inghiottitoio che scende in verticale fino a 683 metri di profondità, autentico paradiso speleologico. O ancora fossili risalenti a decine di migliaia di anni fa, come lo scheletro di un Elephas antiquus italicus, un enorme pachiderma alto quattro metri vissuto circa settecentomila anni fa rinvenuto nella Valle del Mercure, un tempo sommersa da un grande lago, perfettamente conservato e oggi custodito nel Museo Naturalistico e Paleontologico di Rotonda.

E poi incredibili canyon bordati di profonde pareti rocciose, come le Gole del Raganello o quelle del fiume Lao per esempio, paradisi rispettivamente per il torrentismo e il rafting, oltre a lussureggianti boschi di faggi, abeti, aceri, ontani, castagni che d’autunno esplodono in una miriade di sfumature con i rossi degli aceri, i marroncini e i gialli dei faggi, il verde cupo dei pini.

Se l’autunno è il momento cromatico più suggestivo dell’anno, il Parco del Pollino rimane una gioia per gli occhi in tutte le stagioni. In estate con le sfumature dei suoi verdi, in inverno quando tutto si ricopre di bianco e molti dei più bei sentieri e pianori si trasformano in soffici distese per sci di fondo e d’escursionismo, e ovviamente in primavera con le magnifiche fioriture delle praterie d’alta quota, come nibbi reali, falchi pellegrini, poiane, gheppi che con le loro traiettorie sorvolano uno degli universi botanici più ricchi e vari d’Italia.

Pino loricatoQuesto è il regno incontrastato del rarissimo pino loricato (Pinus leucodermis Ant.), simbolo del Parco, relitto dell’ultima glaciazione, che con le sue forme contorte modellate dal vento, dal gelo e dai fulmini rappresenta un autentico monumento arboreo, capace di sfidare le condizioni più proibitive e i forti venti che sferzano i pendii rocciosi più accidentati delle alte quote. Guerrieri vegetali, così come sono stati soprannominati, che si trovano soltanto qui e in alcune zone della Penisola balcanica con la loro inconfondibile corteccia fessurata in placche (loriche) che richiama le antiche corazze romane. Sono capaci di raggiungere i quaranta metri di altezza e sfiorare anche i mille anni di vita, come il Patriarca del Parco per esempio che di anni ne ha oltre 900, aggrappati con le loro radici lì dove i faggi e le altre specie arboree non riuscirebbero mai a sopravvivere.

Natura a tratti aspra e proibitiva dunque, ma anche dolce e provvida, alle quote più basse, e più accessibile, autentico paradiso per ogni tipo di sport e per gli amanti delle attività all’aria aperta all’insegna sempre di ambienti incontaminati.

Il Parco Nazionale del Pollino non è comunque solo natura ma anche gustosa gastronomia, arte e cultura con tradizioni legate ad antichissimi riti arborei e a culture lontane, come quella arbereshe, di cui sopravvivono ancora lingua e suggestivi usi e costumi in alcuni paesi dove secoli fa si insediarono comunità di albanesi in fuga dalle persecuzioni turche.

È un micromondo, il Parco del Pollino, sospeso in una dimensione lontana mille miglia da quella cui si è normalmente abituati, con ritmi e tempi tutti suoi scanditi dalla natura e dalle sue leggi, a cui si può accedere, lasciata l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, all’altezza dell’uscita Lauria Sud, da Castelluccio Superiore e Inferiore, che sorgono proprio a ridosso del confine ovest del Parco, porta d’accesso privilegiata per chi proviene dal versante Nord del Tirreno.

Prodotti e piatti tipici

Il Parco è una vera apoteosi fra prodotti genuini e antiche ricette. Tra questi il Paddaccio del Pollino, un formaggio fatto con latte di capra dalla caratteristica forma ovoidale o sferica; il Mischiglio, una farina di fave e ceci usata a Chiaromonte per fare le paste fresche; la Rrappaiona, a base di farro e fave; la Ciambottella, un soffritto di peperoni, cipolla, pomodori, salsiccia e uova usato per farcire il pane casereccio incavato. E poi ovviamente questa è la terra delle carni genuine, dei salumi, dei formaggi, delle marmellate e dei mille liquori ai frutti di bosco.

Artigianato e antiche tradizioni

Il Parco è un crogiulo di usanze e costumi arricchiti, soprattutto nel suo versante est, dallo scambio avvenuto fra la cultura locale e le tradizioni arbereshe. Ne portano il segno le attività artigianali legate alla filatura dei tessuti secondo antichi metodi albanesi, oltre alla radicata tradizione di costruire a Terranova di Pollino e San Paolo Albanese zampogne, ciaramelle, tamburrelli, cupa-cupa, surduline, una variante arbereshe della zampogna, più piccola rispetto a quella classica italiana. Viggianello è, invece, patria dei manufatti in vimini.

Unicità del Pollino

La Melanzana rossa di Rotonda Dop ha una forma simile a quella di un pomodoro e proviene dall’Africa tropicale. È più piccante rispetto alla melanzana comune e ha un sapore che ricorda quello dei fichi d’India con un retrogusto leggermente amarognolo. Viene conservata prevalentemente in vasetti d’olio e aceto e a lei è dedicata una gustosa sagra in agosto. Sempre a Rotonda si coltiva il Fagiolo Poverello Igp, dal colore bianco, che si può trovare sia fresco che secco.

I paesi del Parco - versante lucano

Calvera, Carbone, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelsaraceno, Castronuovo Sant'Andrea, Cersosimo, Chiaromonte, Episcopia, Fardella, Francavilla in Sinni, Latronico, Lauria, Noepoli, Rotonda, San Costantino Albanese, San Giorgio Lucano, San Paolo Albanese, San Severino Lucano, Senise, Teana, Terranova di Pollino, Valsinni, Viggianello

I paesi del Parco - versante calabro

Acquaformosa, Aieta, Alessandria del Carretto, Belvedere Marittimo, Buonvicino, Castrovillari, Cerchiara di Calabria, Civita, Francavilla Marittima, Frascineto, Grisolia, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro (Ungra), Maierà, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Orsomarso, Papasidero, Plataci, Praia a Mare, San Basile, San Donato di Ninea, San Lorenzo Bellizzi, San Sosti, Sangineto, Santa Domenica Talao, Sant'Agata d'Esaro, Saracena, Tortora, Verbicaro.

Come arrivare

Il Parco Nazionale del Pollino si raggiunge, per chi viene dal versante tirrenico, percorrendo l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria fino all’uscita Lauria Sud in direzione ViggianelloRotonda, cuore del versante occidentale del Parco.
Dal versante adriatico, invece, si segue l’autostrada A14 Bologna-Bari e poi le statali 7 e 106 Jonica. Quest’ultima si percorre fino all’imbocco della statale 653 della Valle del Sinni che conduce nel cuore orientale del Parco.

Sito web: www.parcopollino.gov.it



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